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Valutazione del Rischio Radon in Italia: Normative, Misure e Implicazioni per la Salute Ambientale - Finasser
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Valutazione del Rischio Radon in Italia: Normative, Misure e Implicazioni per la Salute Ambientale;

Valutazione del Rischio Radon in Italia: Normative, Misure e Implicazioni per la Salute Ambientale

Rischio Radon

Valutazione del Rischio Radon in Italia: Normative, Misure e Implicazioni per la Salute Ambientale

Il rischio radon è legato alla concentrazione di questo gas radioattivo negli ambienti di lavoro e nelle abitazioni private, richiedendo una valutazione accurata. Il radon, derivante dal decadimento dell’uranio presente in rocce come graniti e tufi, è un gas inodore e insapore, rendendo necessario l’utilizzo di attrezzature specifiche per la sua rilevazione. La sua presenza nei luoghi di lavoro è causata dalla traspirazione attraverso crepe nel terreno o dai materiali da costruzione. La valutazione del rischio radon è regolamentata dal D.Lgs 101/2020, che stabilisce una concentrazione media annua massima di 300 Bq/m³ nei luoghi di lavoro.

La misurazione della concentrazione avviene con un dosimetro, un dispositivo che registra l’esposizione alle radiazioni nel tempo. La valutazione deve essere effettuata entro 24 mesi dall’inizio dell’attività e successivamente ripetuta in caso di interventi strutturali o ogni 8 anni se la concentrazione è inferiore a 300 Bq/m³. Se superata questa soglia, sono richieste misure correttive entro due anni. Il radon può causare danni alla salute, rappresentando la seconda causa di cancro ai polmoni secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il Decreto 101/2020 ha portato all’aggiornamento delle aree prioritarie radon in Sardegna. La normativa è in attesa del Piano Nazionale d’Azione per il Radon, previsto per il 2022. La valutazione del rischio radon è obbligatoria per luoghi di lavoro sotterranei, locali semi-sotterranei, piani terra, stabilimenti termali, e deve essere inserita nel Documento di Valutazione dei Rischi.

Diverse regioni italiane hanno elaborato mappe sulla concentrazione di radon, ma la mancanza di linee guida nazionali ha generato eterogeneità nelle metodologie.

La prima indagine nazionale del 1990 ha mostrato una media di 70 Bq/m³, ma le regioni hanno successivamente revisionato i valori, con un aumento medio del 57%. Alcune regioni come Bolzano, Trento, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Lazio presentano concentrazioni più elevate.

Alcune regioni, come la Sardegna, hanno completato progetti di misurazione e aggiornato le aree prioritarie. Altre, come la Campania, stanno ancora lavorando su studi geologici. L’Umbria ha monitorato solo alcune scuole, mentre la Puglia ha in corso misurazioni in scuole, luoghi di lavoro e pubblici. La Sicilia ha un Piano Regionale Radon con misure in diverse località.

In sintesi, il radon rappresenta un rischio significativo e la normativa vigente mira a valutarlo e mitigarlo. L’eterogeneità nelle ricerche regionali sottolinea la necessità di linee guida nazionali più chiare per una valutazione più uniforme del rischio radon in tutto il paese.